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martedì 5 gennaio 2010

Il Silmarillion


Il Silmarillion è una raccolta di testi che J.R.R. Tolkien ha cominciato ad elaborare nel 1917 ed ha sviluppato nel corso di tutta la sua vita. Il figlio Cristopher, nel 1977, dopo aver riunito tutti gli scritti del padre, ha pubblicato postuma la raccolta di testi e l’ha chiamata Il Silmarillion, dal nome degli oggetti che hanno maggior rilievo nella trama del libro. Nel 1983 ne è sata fatta una nuove edizione, con alcune modifiche testuali in seguito al ritrovamento di altri scritti del Professore.

Tuttavia, nel Silmarillion non si parla solo delle pietre create da Fëanor, i Silmaril appunto, bensì anche di altri temi, siccome il libro è stato suddiviso in cinque capitoli principali:

-Ainulindalë

In questo primo capitolo Tolkien descrive la genesi della Terra di Mezzo e di tutto l'universo che la ospita ad opera di Dio, Eru Ilúvatar, e di potenti spiriti, gli Ainur, nati dal suo pensiero. Tutti intonano la melodia che darà origine ad Eä e ad Arda, ma Melkor, il più potente tra gli Ainur (assieme a suo fratello Manwë, secondo in potenza), il quale da sempre bramava il potere di Eru Ilùvatar, slega la sua melodia da quella degli altri Ainur e da Ilúvatar stesso dando origine al male del mondo. L'eco biblico qui è piuttosto sensibile (anche se Tolkien ha più volte sottolineato che non esiste nessun riferimento diretto fra la sua opera di fantasia e le Sacre Scritture della cristianità), in quanto Melkor può essere ben rappresentato come Lucifero, l'angelo malvagio che ebbe la presunzione di voler equipararsi a Dio ma che fu scagliato da esso al centro della Terra come ci narra anche Dante nel suo Inferno. Vedremo, infatti, che col procedere della narrazione, Melkor tenderà sempre di più a stare rifugiato nelle profondità della Terra, condannato in eterno alla materialità e alla nequizia dei suoi disegni di distruzione, caos e rovina. Dopo aver completato la creazione di Ea, Ilúvatar informa gli Ainur della venuta prossima dei suoi figli sulla Terra di Mezzo, gli elfi (i Primogeniti, beneficiati dell'immortalità e della perfezione) e gli Uomini (i Secondogeniti, inferiori agli elfi in molte caratteristiche quali beltà e prestanza e perlopiù mortali, ma tuttavia beneficiati dal dono di un'altra vita dopo la morte dove prenderanno parte alla canzone di Ilúvatar). Appreso ciò, gli Ainur che più amarono l'iniziale melodia creatrice si trasferiscono su Arda per prepararla all'arrivo dei figli di Ilúvatar, trovando non poche difficoltà visto che le loro opere vengono spesso corrotte o rovinate dalla malvagia mano di Melkor.

Arda a quei tempi era buia e con solo le stelle a dare un po'di luce. Gli Ainur decisero allora di creare due pilastri che delimitassero Arda e vi posero dei giganteschi lumi, che furono consacrati da Manwë, il re degli Ainur. Inoltre tutti gli Ainur percorsero il mondo e lo abbellirono con fiori, alberi, frutti. Anche Melkor aveva contribuito e alla fine delll'opera disse che Arda sarebbe diventato il suo regno, ma gli altri Ainur si opposero. Allora Melkor, mentre gli Ainur festeggiavano il completamento del mondo, abbatté i pilastri facendo riversare su Arda un mare di fuoco. Gli Ainur utilizzarono tutte le loro energie per salvare il mondo,rendendosi deboli agli attacchi di Melkor. Furono costretti a fuggire nella Terra di Aman, dove costruirono la città di Valinor. Gli Ainur presero il nome di Valar, cioè Potenze del Mondo.

-Valaquenta

Nel secondo capitolo vengono annoverati i Valar, i Maiar e i nemici che durante il libro verranno strenuamente combattuti dalle forze del bene. Tra i Maiar è sicuramente importante annoverare il potente Sauron, non tanto per il ruolo in questo libro che, anzi, risulta essere minore, quanto più per quello che ricoprirà nel capolavoro Il Signore degli Anelli quale assoluto capo delle forze del male. Si narra che egli fosse originariamente di bella prestanza e assoluta bellezza ma che poi, lasciatosi irretire dalla malvagità di Melkor e messosi al suo servizio, divenne orribile a vedersi e di una potenza e malvagità senza eguali tra i servi di Morgoth (nome assegnato a Melkor in quest'Era), tra i quali annoveriamo i Balrog (Maiar corrotti da Melkor e trasformati in demoni del fuoco, il cui signore è Gothmog) e gli Orchi. Dopo la seconda grande battaglia tra i Valar e Morgoth (la prima venne fatta per stabilire il dominio di Arda da parte degli uni o dell'altro, mentre questa venne condotta per preservare gli Elfi appena risvegliati dalla malvagità di Melkor), quest'ultimo venne imprigionato mentre Sauron si rifugiò nelle profondità della terra per poi ricomparire al fianco di Morgoth, una volta che questo fuggì da Valinor e distrusse gli alberi di Valinor grazie all'aiuto di Ungoliant, capostipite di tutti gli aracnidi della valle di Gorgoroth, tra cui Shelob.

-Quenta Silmarillion

Nel terzo capitolo dell'opera vengono narrate le storie maggiormente importanti di tutta la Prima Era della Terra di Mezzo. La maggior parte dei racconti tratta e verte sui Silmaril, i tre gioielli forgiati da Fëanor a Valinor che racchiudono dentro di loro la luce dei Due Alberi di Valinor. Tali gemme spettano agli elfi ma sono bramati e rubati da Morgoth e sul loro recupero si snoderà quasi tutta la trama dei racconti. Gli altri temi preponderanti delle vicende raccontano di tradimento, guerra, invidia e morte, ma anche di valore, virtù, coraggio e naturalmente di amore. Per portare chiari esempi non si può non citare il meraviglioso racconto di "Beren e Lúthien", di cui peraltro troviamo echi ne Il Signore degli Anelli, il quale è un esempio dell'amore che va oltre la morte, e del valore e della forza di un sentimento che riesce a vincere, anche se per un solo momento, il signore del male. Soprattutto è interessante notare come abbia un ruolo dominante e importantissimo la grazia e la bellezza di Lúthien quasi a dimostrare la veridicità della frase di Dostoevskij «la bellezza salverà il mondo». Ed infatti è cosi, poiché la bellezza e la grazia di Lúthien riescono ad addormentare tutte le maligne creature di Morgoth e permettono a Beren di recuperare un Silmaril dalla corona di quest'ultimo. Un esempio, invece, di grande valore militare ci viene dal racconto del duello tra Fingolfin, Re Supremo dei Noldor, e Morgoth, in cui la narrazione è caricata di un pathos che quasi ci introduce ai cancelli del regno del male ad assistere allo scontro epico tra i due contendenti. La carica emotiva raggiunge l'apice nel momento in cui Fingolfin, stremato dalle ferite e dalla fatica, si accascia a terra e, prima di morire, vibra l'ultimo colpo che stacca il piede dalla gamba di Morgoth. Altrettanto belli è significativi sono i racconti della caduta di Gondolin e della vita e della morte di Turin, eroe invincibile e disperato, perseguitato da un destino di morte: pur vincendo tutte le battaglie contro gli eserciti di Morgoth finirà per portare la rovina per chiunque lo accoglie. Gli altri racconti, tra i quali spicca quello del viaggio di Eärendil, come detto precedentemente, si snodano su questi temi fino alla guerra d'Ira e alla definitiva sconfitta di Morgoth, alla fine catturato dai Valar e confinato nel vuoto esterno ad Arda, fuori dallo spazio e dal tempo.

-Akallabêth

Nel penultimo capitolo dell'opera si parla dell'ascesa e della caduta di Númenor: Akallabêth in Adunaico (la lingua di Númenor) significa "La caduta" (in Quenya si tradurrebbe con Atalantë). All'inizio del capitolo vengono enumerati gli uomini che facevano parte della razza dei Númenóreani e il motivo per cui essi sfidarono la collera dei Valar dai quali furono puniti con la distruzione della loro isola. L'autore prosegue con la narrazione della fondazione dei regni dei Nùmenòreani in esilio, Gondor e Arnor fondati da Elendil e dai suoi figli.

-Gli Anelli di Potere e la Terza Era

In cui questi racconti giungono alla loro conclusione. In questo ultimo capitolo viene chiarita l'origine nonché la fine degli Anelli di Potere che Sauron consegnò ad elfi, nani e uomini per poterli governare grazie al potere del suo Unico Anello , forgiato tra le fiamme del Monte Fato. Buona parte delle vicende qui riassunte trovano un riscontro assai più ampio nell'opera "Il Signore degli Anelli", compresa la fine definitiva di Sauron grazie alla distruzione dell'Unico Anello ad opera dello Hobbit Frodo Baggins e del suo amico Samvise Gamgee.