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giovedì 7 gennaio 2010

Uomini

Razze


Gli Uomini sono il secondo popolo che appare nella Terra di Mezzo. Il loro risveglio avviene molto tempo dopo rispetto quello degli Elfi ed era atteso con trepidazione sia dai Primogeniti (gli Elfi) che dagli Ainur, anche se il suo momento esatto era noto solo ad Eru Ilùvatar.

Erano essi in apparenza simili agli Elfi, ma di minor splendore e resistenza. Molte differenze dividevano Elfi e Uomini: in particolar modo gli uomini risentivano dello scorrere del tempo, diventavano preda della vecchiaia e morivano. La morte era infatti il dono di Iluvatar, assieme al libero arbitrio: gli uomini non erano eternamente legati ai destini della Terra di Mezzo e, come dice Aragorn in punto di morte, "oltre di essi vi è più dei ricordi".

In molti passi della sua opera Tolkien fa supporre l'esistenza di un mondo oltre la morte, ma nessuno conosce il destino degli uomini. Nel Silmarillion dice anche che gli uomini avranno una parte nella ricostruzione del mondo dopo l'Ultima Battaglia. Gli Elfi e i Nani invece quando muoiono tornano nelle Aule di Mandos, seppur in sale diverse. A causa del loro libero arbitrio gli uomini furono coloro che più di ogni altro popolo si lasciò irretire dalle lusinghe del male: Morgoth prima e Sauron poi. La causa principale su cui tali divinità fecero perno fu proprio il "dono" di Iluvatar.

Gli uomini che avevano incontrato gli Elfi e ne erano diventati amici erano detti Edain. Dai Primogeniti impararono molto: il linguaggio e tutte le arti, senza mai riuscire a superare i maestri. Spesso grandi Alleanze ed amicizie unirono le due razze o i singoli individui, rari gli amori ma profondi e tormentati (Beren e Luthien, o Aragorn e Arwen).

La schiatta degli Uomini più famosa fu quella dei Dunedain, gli Uomini di Númenor: discendenti dal Mezzelfo Elros che decise di abbracciare la sorte degli Uomini, crearono un regno fecondo e felice. In seguito caddero sotto l'ombra di Sauron e furono annientati al pari della mitica Atlantide. Il grande privilegio dei Númenoreani stava nella lunga vita - seppur mortale - e nel dono della preveggenza, della guarigione e di scegliere il momento della loro morte[senza fonte] prima che la vecchiaia prendesse il sopravvento sopra il loro intelletto.